Trama
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Un ricco e attempato signore di nome Uberto ha al suo servizio la giovane e furba Serpina che, con il suo carattere prepotente, approfitta della bontà del suo padrone. Uberto, per darle una lezione, le dice di voler prendere moglie; Serpina gli chiede di sposarla, ma lui, anche se è molto interessato, rifiuta. Per farlo ingelosire Serpina gli dice di aver trovato marito, un certo capitan Tempesta, che in realtà è l'altro servo di Uberto (Vespone il muto) travestito da soldato. Serpina chiede a Uberto una dote di 4000 scudi; Uberto, pur di non pagare, sposerà Serpina, la quale da serva diventa finalmente padrona.
Sinossi
Intermezzo 1 - Anticamera
Uberto, svegliatosi da poco, è arrabbiato perché la serva, Serpina, tarda a portargli la tazza di cioccolato con cui è solito iniziare la giornata (Aspettare e non venire) e perché il servo, Vespone, non gli ha ancora fatto la barba. Invia, quindi, il garzone alla ricerca di Serpina: questa si presenta dopo un certo tempo, affermando di essere stufa e dicendo che, pur essendo serva, vuole essere rispettata e riverita come una vera signora. Uberto perde la pazienza e intima alla giovane di cambiare atteggiamento (Sempre in contrasti con te si sta). Serpina, non troppo turbata, si lamenta a sua volta di ricevere solo rimbrotti nonostante le continue cure che dedica al padrone e gli intima di zittirsi (Stizzoso, mio stizzoso). Uberto per farla ingelosire decide di prendere moglie: ordina a Vespone di andare alla ricerca di una donna da maritare e chiede gli vengano portati gli abiti e il bastone per uscire, al che Serpina ribatte intimandogli di rimanere a casa perché ormai è tardi e dicendogli che, se si azzarderà a uscire, lei lo chiuderà fuori. Inizia un vivace battibecco, che evidentemente è già avvenuto varie volte, in cui Serpina chiede al padrone di sposarla, ma Uberto rifiuta recisamente (Duetto Lo conosco a quegli occhietti / Signorina v'ingannate).
Intermezzo 2 - Stessa Anticamera
Serpina cerca di attirare l'attenzione di Uberto, rivelandogli che anche lei ha trovato marito e che si tratta di un soldato chiamato Capitan Tempesta. Uberto, dolorosamente colpito dalla notizia, cerca di non farlo trapelare deridendo la serva, ma sa che sentirà la sua mancanza. Serpina, rendendosi conto di essere vicina alla vittoria, dà la stoccata finale, usando la carta della pietà, dicendogli di non dimenticarsi di lei e di perdonarla se a volte è stata impertinente (A Serpina penserete). Serpina chiede quindi ad Uberto se vuol conoscere il suo sposo, ed egli accetta a malincuore; così Serpina esce fingendo di andare a chiamare il promesso sposo. Uberto, rimasto solo, si interroga, ma pur rendendosi conto di essere innamorato di Serpina, sa che i rigidi canoni dell'epoca rendono impensabile che un nobile possa prendere in moglie la propria serva (Son imbrogliato io già). I suoi pensieri sono interrotti dal ritorno di Serpina accompagnata da Vespone/Capitan Tempesta. Uberto è al tempo stesso esterrefatto e geloso. Il Capitano, che non parla per non farsi riconoscere, per bocca di Serpina ingiunge ad Uberto di pagarle una dote di 4.000 scudi; altrimenti il matrimonio non avverrà e sarà invece Uberto a doverla maritare. Alle rimostranze di quest'ultimo, il militare minaccia di ricorrere alle maniere forti, al che Uberto cede e dichiara di accettare Serpina come moglie. Vespone si toglie il travestimento, ma il padrone, in realtà felice di come si siano messe le cose, lo perdona e l'opera finisce con la frase che è la chiave di volta di tutta la vicenda: E di serva divenni io già padrona.