Trama


Domenico Colaianni

Ci sono molti modi di fare l’opera al giorno d’oggi: letture introspettive, sconvolgimenti temporali, desiderio di tradizione, sovvertimento di ogni regola. Gli operatori del settore cercano incessantemente di sviscerare la contemporaneità, di quest’arte tanto antica, tanto italiana quanto ormai apparentemente lontana dalle nuove generazioni. Apparentemente.
Il teatro dell’Opera Giocosa per il secondo anno consecutivo concentra parte dei suoi sforzi produttivi su un progetto di “opera condivisa”, che l’anno scorso con Il barbiere di Siviglia ha ottenuto risultati inattesi. Una classe intera di giovani liceali under 18 ha vissuto l’intera preparazione dello spettacolo, diventandone parte attiva e protagonista: tre settimane di scuola impiegate in sala prove, tra le quinte, in scena, a contatto con cantanti, orchestra, maestranze, velluti, camerini, assi del palcoscenico. L’energia propulsiva di questi giovani che si è scatenata di giorno in giorno, fino all’ultima recita, ha regalato al pubblico e al personale del teatro un momento di straordinario entusiasmo, che talvolta nel mondo del professionismo si perde, e ha convinto la direzione del teatro ha rilanciare la sfida per questa nuova stagione. Squadra che vince non si cambia, e dunque abbiamo pronta una nuova classe di liceali da coinvolgere in un titolo davvero coinvolgente: Don Pasquale di Gaetano Donizetti.
Proprio la scelta del titolo ci ha però proiettato verso una nuova sfida: Don Pasquale racconta in maniera davvero straordinaria il confronto tra le generazioni, lo scontro talvolta iracondo con la gioventù, i sogni e i desideri di conquista del mondo (tipici dei giovani), in contrasto con la tenera malinconia di chi la vita l’ha vista scorrere quasi per intero. Quale modo migliore dunque per ampliare e rinnovare questo progetto di “opera condivisa”, se non coinvolgere degli agguerritissimi over 65? Loro hanno accettato la sfida!
Prima di entrare nel vivo delle prove dunque, tutti seguiranno un workshop volto ad acquisire alcune tecniche di base teatrale, poiché questi novelli attori non saranno semplici comparse ma veri mimi che, come l’anno scorso, agiranno lungo tutto lo spettacolo come “esplosione visiva” dei personaggi principali. Giovani e meno giovani saranno dunque insieme in scena, coinvolti nella creazione di uno spettacolo fuori dall’ordinario, che oltre a raccontare la storia nota, ci metterà davanti al meraviglioso spettacolo della vita vera, nella sua poetica e sfaccettata complessità.
Portare il pubblico in scena, farlo agire teatralmente, è un progetto culturale e sociale che ha pochi confronti in Italia e nel mondo, e riesce nello straordinario miracolo di riempire i teatri, e soprattutto di farli scalpitare festanti nella comunione di un rito, che oggi più che mai, ha bisogno di tornare contemporaneo.
Stefania Panighini

 

 

Personaggi
Don Pasquale (B) – Dott. Malatesta (Bar) – Ernesto (T)- Norina (S) – Un Notaro (B) – Servi e camerieri (Coro)

 

ATTO I
Don Pasquale è un anziano e ricco possidente. Suo nipote, Ernesto, erediterà le sue fortune se sposerà una donna scelta dallo zio. Ma Ernesto ama Norina, giovane vedova molto graziosa e vivace, ma per nulla ricca. Si rifiuta quindi di obbedire allo zio, il quale decide di diseredarlo, e di prendere moglie egli stesso. Il dottor Malatesta, amico di Don Pasquale, ma ancor più di Ernesto e di Norina, ordisce un piano per aiutare i due giovani. Propone a Don Pasquale, come moglie, la propria sorella Sofronia, creatura bella, innocente e tra l’altro appena uscita dal convento (Bella siccome un angelo). Don Pasquale aderisce con gioia (Ah, un foco Insolito) e, per cominciare, scaccia di casa Ernesto gettandolo il giovane in una profonda tristezza (Sogno soave e casto). Norina sta leggendo un libro dal quale prende lo spunto per descrivere il proprio carattere vivace e malizioso (Quel guardo il cavaliere – So anch’io la virtù magica). Malatesta la erudisce sulla parte che reciterà (Pronta io son): sarà lei a impersonare Sofronia e a sposare Don Pasquale con una finta cerimonia di nozze, per portarlo alla disperazione.

ATTO II
Ernesto, ignaro del piano di Malatesta, disperato, è deciso a cercare rifugio in terre lontane (Cercherò lontana terra). Giungono poi Malatesta e Sofronia/Norina, di cui Don Pasquale subito s’invaghisce e, firmando un contratto di nozze stipulato da un falso notaio, le dona la metà dei propri averi. Ma Sofronia, fino allora timidissima e docile, come da accordi con Malatesta muta immediatamente contegno, diviene arrogante e civetta e dà inizio a spese che terrorizzano Don Pasquale.

ATTO III
Sofronia/Norina accentua le proprie bizze: arriva a schiaffeggiare Don Pasquale e a fargli credere d’avere un amante. Esasperato, Don Pasquale chiede aiuto a Malatesta, il quale mette al corrente Ernesto di ciò che ha ordito. Ernesto, senza farsi riconoscere dallo zio, dovrà fingere d’essere l’amante di Sofronia. Nel corso di una scena notturna, giunge Ernesto: canta una serenata alla finta Sofronia (Com’è gentil), poi entrambi intonano un duetto d’amore (Tornami a dir che m’ami). Don Pasquale, esasperato, dichiara a Sofronia che la scaccerà consentendo a Ernesto di sposare Norina. A quel punto gli viene rivelato il complotto ordito ai suoi danni e Don Pasquale, felice di apprendere di non essere in alcun modo legato alla diabolica Sofronia, perdona tutti (Vero non parmi! Ciel ti ringrazio!) benedicendo le nozze (Quartetto La moral di tutto questo) fra Ernesto e Norina.