NOTE DI REGIA

NOTE DI REGIA

di Stefania Panighini

 

E’ sempre molto interessante avere l’opportunità di dialogare con il compositore dell’opera, che si deve mettere in scena, poiché dalla condivisione delle idee che hanno portato alla creazione, si può cercare di arrivare a un risultato finale che porti al pubblico un progetto globale di opera d’arte.

Proprio una chiacchierata con Carlo Galante e l’ascolto approfondito della sua Lady mi hanno condotto a un viaggio nella commedia, che è un genere contemporaneo che all’opera forse piace poco, dove dal generale si scende nel particolare, giù, giù fino ad un’analisi approfondita e spietata delle relazioni umane. I personaggi vengono sezionati al microscopio, sono trattati a piccoli mondi chiusi in cui agiscono, di fatto, in solitudine senza amore vero, senza umanità, attenti solo ad una assoluta contemplazione di sé e del proprio tornaconto. Vite dove l'estetica è molto più importante dell’etica, che non appena viene adombrata dal dio denaro, dall’aspetto fisico o dal tradimento scompare miseramente. Sembrerebbe trattarsi di una storia cinica, tuttavia la leggerezza con cui viene trattata e - soprattutto - l’assenza di giudizio morale da parte degli autori, lasciano aperta la via ad ogni interpretazione, offrendo al pubblico il vero giudizio sui personaggi.

Questo continuo camminare sul filo dell’ironia e della surrealtà, lasciandoci sospesi tra fantasia e mondo reale, senza mai cadere nel moralismo, anche là dove si affrontano temi seri come la mutilazione femminile e il sopruso sessuale, mi ha suggerito la chiave di lettura della messa in scena.

Sono tornata allora alla radice, alla scansione anatomica della realtà, alla raffigurazione delle molecole e dei polimeri: se queste immagini non sono altro che la struttura ordinata del mondo, delle piante e degli esseri umani, con i loro pensieri, le loro intelligenze e le loro fantasie, qual è allora la struttura molecolare della fantasia? Rappresentarlo è cosa ardua, abbiamo provato a rappresentare il lavoro di invenzione di un giornalista, che da una semplice notizia di cronaca scrive quasi un romanzo, una storia strampalata di costume: abbiamo sfogliato le pagine del suo taccuino e da lì sono usciti i personaggi, gli appunti, le immagini, i pensieri e i colori di un mondo surreale. Una realtà immaginaria che vive della leggerezza dei pensieri e delle idee, che ci sottopone una storia fantastica, permettendoci di specchiarci e osservarci da vicino: una storia che ci deve far sorridere, ma allo stesso tempo ci offre lo spunto leggero per pensare in modo profondo al nostro vivere.