Comunicato web


Adriana Iozzia

Primo appuntamento lirico d'estate La Traviata, melodramma in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, tratto da La dame aux camélias di Alexandre Dumas, in scena al Priamàr di Savona sabato 4 e martedì 7 luglio, ore 21.15.

Anteprima Due generazioni a teatro giovedì 2 luglio, ore 21.15.

Cast: Saioa Hernandez (Violetta Valery), Antonio Gandia (Alfredo Germont), Damiano Salerno (Giorgio Germont) Adriana Iozzia (Flora Bervoix), Antonella Romanazzi (Annina), Raffaele Feo (Gastone), Hyun Kyu Ra (Il Barone Douphol), Michele Patti (Il Marchese d'Obigny), Pietro Toscano (Dottor Grenvill), Giampiero De Paoli (Giuseppe), Loris Purpura (Un commissionario), Roberto Conti (Un domestico).

Regia, scene e costumi: Stefano Monti
Coreografie: Giovanna Badano
Danzatori: Giovanna Badano, Angelo Lupi

Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova.

Direttore d'orchestra: Aldo Sisillo
Direttore del Coro: Patrizia Priarone

Allestimento del Teatro dell'Opera Giocosa di Savona.

Uno dei più grandi fiaschi nella storia del teatro lirico. Traviata fu accolta, quel 6 marzo del 1853 alla Fenice di Venezia, con una pioggia di fischi e proteste. Il soggetto era scabroso - inammissibile, nella mentalità dei benpensanti di allora, avere come protagonista una donna di facili costumi - del titolo non parliamo nemmeno (fu proposto dalla censura un cambiamento in Amore e morte); infine ci si metteva persino la musica, anch'essa piuttosto audace per i canoni artistico-compositivi in voga in quegli anni. Insomma, un disastro su tutta la linea.
Sembra impossibile, data la fortuna che le arride ormai in tutto il mondo.
Perché Traviata, in realtà, è una grande opera. Tratta dal romanzo La dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio (libretto di Francesco Maria Piave), fa parte della cosiddetta "Trilogia Popolare" verdiana insieme a Rigoletto e a Trovatore ed è tra i titoli più amati dal grande pubblico, più "utilizzati" dal cinema, più citati in saggi e romanzi, le sue arie sono tra le più celebri del repertorio lirico; il linguaggio musicale è decisamente innovativo ed intensa la componente drammatica, che va oltre la facciata di vezzi e orpelli per scandagliare l'intimità dei personaggi in scena. La musica fagocita la parola, la rende parte di sé ed è da qui, da questa unità inscindibile, che sgorga, generoso, il pathos del dramma: tutto nasce dal pentagramma. Tanto da  rendere  chiaro in un baleno il giudizio di Marcel Proust, che riteneva l'opera un capolavoro assoluto <Verdi ha dato alla Dame lo stile che mancava al dramma di Dumas, innalzandola al regno dell'Arte>.
Vero è che la progressiva evoluzione psicologica della protagonista è resa da una parallela modificazione del linguaggio musicale: il ruolo di Violetta Valery è tra i più complessi nel nostro repertorio lirico, tra i più ambiti dai soprani, passando dall'animo spensierato della cocotte - con il trionfo dei brillanti virtuosismi belcantistici -  a quello profondamente innamorato di una donna passionale, ma anche matura ed orgogliosa, seppur straziata dal dolore e dalla malattia: ed ecco che la musica, convulsa, gridata, disperata, tocca i vertici dell'intensità espressiva. Alla faccia del falso moralismo borghese. Donna “deviata” che spera, con l’amore, di uscire dal ruolo di cortigiana in cui l’ha confinata la società, Violetta è il compendio, universale, di tutte le eroine verdiane.