Trama


foto © Nicola Boschetti

ATTO PRIMO
Roma, giugno del 1800.
All’interno della chiesa di Santa Maria della Valle, un uomo si aggira furtivamente: è Angelotti, bonapartista ed ex console della Repubblica Romana, appena fuggito dal carcere di Castel Sant’Angelo. Egli cerca rifugio nella cappella degli Attavanti, e, sentendo arrivare il Sagrestano, lì si nasconde. Al rintocco dell’Angelus compare anche Mario Cavaradossi, un pittore dalle idee libertarie e filo-francesi, che nella chiesa sta dipingendo una Maddalena: il sagrestano, che per la sua posizione politica lo ha in antipatia, si ferma ad osservare il quadro e rimane indignato quando riconosce nel volto dipinto le sembianze di una signora che negli ultimi tempi si è avvicinata all’altare in preghiera. La bellezza di quel volto ricorda a Mario la sua donna, pur tanto diversa. Appena uscito il sagrestano, ricompare Angelotti, che si fa riconoscere da Mario; poi gli racconta della sua fuga e lo informa che la sorella, la Marchesa Attavanti, per aiutarlo ha nascosto la chiave della cappella del suo casato e alcuni indumenti femminili per il travestimento. Cavaradossi, riconosciuta in lei la modella involontaria del quadro, promette aiuto all’amico ma all’improvviso si sente arrivare Floria Tosca, amante del pittore e cantante di fama. Angelotti corre di nuovo a nascondersi. Tosca è una donna gelosa. Guardando il volto della Maddalena riconosce in lei l'Attavanti e si lamenta con Mario. Poi però si calma e riferisce all'uomo i suoi programmi per la serata: lei si esibirà in teatro, poi, insieme, andranno nella villa fuori Roma del pittore per passare la notte. Tosca esce. All'improvviso si sente il cannone di Castel Sant'Angelo: la fuga di Angelotti è stata scoperta. I due uomini fuggono allora verso la villa di Mario. Ma giunge la notizia della sconfitta di Napoleone. Il sagrestano, felice, lo comunica a tutti i chierici e ai cantori e in chiesa si scatena una certa confusione. Arriva la polizia, capitanata dal Barone Scarpia, spietato e bigotto reazionario. Egli, sotto lo sguardo sbigottito del sagrestano, scopre le tracce di Angelotti nella cappella e trova anche un ventaglio con lo stemma degli Attavanti. Viene notata anche l'assenza di Cavaradossi, immediatamente sospettato di aver aiutato il fuggiasco. Ma ecco nuovamente Tosca, tornata per informare il fidanzato di un cambiamento di programma per la serata. Scarpia, invaghito della donna, approfitta per farle vedere il ventaglio, insinuandole il sospetto che Mario abbia un'amante: sicuro che la gelosia la porterà diretta dal suo uomo, la fa pedinare e intanto in lui matura il bieco progetto di possederla. In chiesa, intanto, risuona il Te Deum.

ATTO SECONDO
Palazzo Farnese, la camera di Scarpia.
È sera e Il barone è a tavola; da fuori giunge il suono dei festeggiamenti per la sconfitta di Napoleone. Entrano i suoi scagnozzi, recando, prigioniero, Cavaradossi: egli è sprezzante e, alle domande insistenti di Scarpia riguardo al nascondiglio di Angelotti, risponde con un silenzio provocante. Giunge anche Tosca, avvertita preventivamente da un biglietto dello stesso Scarpia. Ella sente le urla di dolore dell'amato, sottoposto a tortura; disperata, rivela infine il segreto. Quando Mario viene a sapere del cedimento di Tosca si indigna, ma presto trasforma la sua invettiva in un inno di gioia, giungendo la notizia della vittoria di Napoleone nella Battaglia di Marenco. In questo modo, si firma da sé la condanna a morte e viene portato a Castel Sant'Angelo. Angelotti, nel frattempo, si suiciderà nel nascondiglio. Tosca rimane nella stanza e tenta di indurre a pietà l'aguzzino: cerca di corromperlo con del denaro, ma non ci riesce. In cambio della vita di Mario, Scarpia vuole possederla. Ella è costretta ad accettare, ma vuole, oltre all'annullamento della condanna di morte, un salvacondotto che permetta ai due amanti di uscire da Roma. Scarpia apparentemente acconsente, dice a Tosca - mentendole - che la fucilazione sarà soltanto simulata e firma il foglio; poi, a parte, comunica al fido Spoletta i dettagli dell'esecuzione. Rimasto solo con Tosca, Scarpia comincia a molestarla, ma la sua fastidiosa irruenza viene bloccata dalla donna, che lo pugnala a morte. Ella estrae dalle mani dell'uomo il salvacondotto; prima di uscire, dispone accanto  al cadavere due candelabri e un crocifisso, concedendogli il perdono.

ATTO TERZO
Gli spalti di Castel Sant’Angelo.
L'alba è vicina. Mario, solo in cella, ripensa con passione ai momenti d'amore con Tosca. In cambio di un anello, convince il carceriere a consegnare un biglietto a Tosca. Mentre scrive arriva però la donna a riferirgli che la fucilazione sarà una messinscena e che potranno scappare insieme: lo prega quindi di fingere la caduta dopo gli spari e gli mostra, nel dettaglio, come fare. Giunge il plotone di esecuzione. Spara e Mario si accascia. Quando Tosca gli si avvicina, si accorge che l'uomo è morto davvero. Frattanto l'omicidio di Scarpia è scoperto. Alla donna non resta che togliersi la vita gettandosi dalle mura del Castello.